mercoledì 24 febbraio 2016

"La morte del padre" di Karl Ove Knausgård - Recensione

Sinossi

“Intenso e vitale. Sempre avvincente. Superbo.” James Wood, The New Yorker 

“Scrivere significa portare alla luce l’esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo. La scrittura è questo. Non quello che vi succede, non gli avvenimenti che vi si svolgono, ma lì, in se stessa. Lì, risiede il luogo e l’obiettivo dello scrivere. Ma come si arriva a questo lì? Era questa la domanda che mi ponevo mentre seduto su una panchina di quel quartiere di Stoccolma bevevo caffè e i muscoli si stavano rattrappendo dal freddo e il fumo della sigaretta si dissolveva in quell’enorme spazio fatto d’aria che mi sovrastava. Per molti anni avevo cercato di scrivere di mio padre, ma senza riuscirci, sicuramente perché tutto questo era troppo vicino alla mia vita e quindi non era facile costringerlo in un’altra forma, che invece costituisce il presupposto base della letteratura. È la sua unica legge: tutto deve piegarsi alla forma. Se qualcuno degli altri elementi letterari è più forte della forma, per esempio lo stile, l’intreccio e il tema, scavalca l’importanza della forma, il risultato sarà debole. Ecco perché gli scrittori che posseggono uno stile marcato scrivono spesso libri deboli. Ecco perché quegli autori che si occupano di argomenti e temi forti scrivono libri deboli. La potenza insita nel tema e nello stile deve essere spezzata affinché possa nascere la letteratura. È questa demolizione che viene definita ‘scrivere’. Lo scrivere riguarda più il distruggere che il creare.”


Recensione

"La morte del padre" è il primo di 6 romanzi che ha pubblicato lo scrittore Karl Ove Knausgård, uno dei più grandi interpreti della narrativa norgevese e scandinava. Si tratta di un'autobiografia ed è scritto in uno stile molto diretto, forse anche troppo, e, per questo motivo non è il classico libro da leggere a pezzi  fra una fermata della metropolitana e l'altra. L'autore, infatti, si è concentrato molto più sui contenuti che sulla qualità, per sua stessa ammissione. Più che la vita dell'autore spesso nel libro viene narrata la vita della gente comune intorno a lui: una sorta di Grande Fratello in salsa domestica. 

Non troverete una storia degna di essere rappresentata in una serie televisiva tanti sono i colpi di scena, anzi; nè troverete autocommiserazione o vittimismo ma semplicemente la storia della sua vita, con le gioie, i dolori, le mancanze e le opportunità mancate. Il libro è inoltre una grande riflessione sul significato della vita e della morte. Gran parte del romanzo è ambientato nella settimana successiva alla morte del padre, vissuta nella casa della nonna. Ogni dettaglio è scritto con cura, niente è lasciato al caso. 

In "La morte del padre", Karl Ove Knausgård ha mostrato come è possibile scrivere un'autobiografia chiara e sincera senza cadere nell'autocommiserazione o, non sia mai, nell'autocelebrazione.




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